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A Fleur de Peau


A fleur de peau - Salvatore Alessi, Marco Cornini, Daniele Galliano, Alessandra Maio, Leo Ragno, Samantha Torrisi, curated by Angela Ghezzi. Istituto Italiano di Cultura, Parigi, Francia.



L'Istituto Italiano di Cultura ha dato carta bianca ad Angela Ghezzi, curatrice di mostre e gallerista che vive e lavora a Parigi dal 2011.

Angela Ghezzi ha invitato sei artisti italiani a una riflessione sul corpo: la percezione del corpo, il suo posto di fronte alle sfide del mondo moderno e la sua interazione con la società contemporanea, ma anche il superamento della sua dimensione spirituale, che raggiunge l'estasi nell'arte. Dalla sublimazione erotica di Marco Cornini all'elevazione sacra di Salvatore Alessi, attraverso l'espressione del desiderio in Daniele Galliano e Leo Ragno, allo sguardo più meditativo e riflessivo di Samantha Torrisi e Alessandra Maio. Tra dipinti, sculture e installazioni.

Avere i nervi a fior di pelle. Un’espressione usata spesso nella nostra vita quotidiana che solitamente esprime uno stato d’animo inquieto. Ci proietta inizialmente in fastidiose sensazioni,

emozioni, quasi intangibili, forse non interamente codificate dal nostro cervello ma che ci rendono sensibili, vulnerabili fino a farci provare delle reazioni fisiche, corporee, percepite a livello epidermico. A fior di pelle... così costruita non è solo una comune frase, un semplice detto, perché al suo interno racchiude, un significato forse ben più ampio, sicuramente meno superficiale, meno negativo, se visto da una prospettiva diversa: quella di un artista.

I fiori, la pelle, tendono a significare un legame tra la sfera floreale e la dimensione carnale, sublimando la sinestesia dei nostri organi recettori tradotti in questo caso in un immaginario poetico. Qui l’artista partendo da sensazioni eteree inizia a delineare i contorni di un disegno che in un crescendo di esplosività sensoriale finisce per diventare sempre più tangibile: prende forma, prende vita, diventa arte.

La tela si trasforma in uno spazio doppio, sia supporto dell’immagine che superficie assimilata alla pelle, sensuale e viva. Calzano a pennello le parole del pittore Eugène Fromentin per rafforzare questa idea: «La pittura è a fior di tela, la vita è a fior di pelle».

Marco Cornini affronta la dimensione carnale in modo eloquente con le sue sculture di donne raffigurate con sicumera nella loro intimità. Si percepisce un delicato tremore nell’uso della terracotta che contribuisce a esprimere intensità dell’opera, mettendo così in risalto la bellezza e la sensualità delle sue modelle. Ce ne fa partecipi. Sculture di donne prima solitarie e poi sorprese in tenere effusioni amorose. Donne che desiderano affermazione, esprimendo un desiderio di libertà e quindi resilienti di fronte allo sciovinismo spesso restrittivo purtroppo ancora presente nell’immaginario o nell’inconscio maschile.

Con Leo Ragno, lasciamo la visione iperrealistica e scivoliamo in una dimensione più eterea. Le sue opere ci parlano del ricordo e della sua parziale rimozione, che le sfumature di rosa evocano con particolare accuratezza. Colore dell’infanzia quando è tenue, il rosa si carica di una tonalità più intensa man mano che il ricordo diventa più vivido, più erotico. Una grande libertà è lasciata allo spettatore grazie alla raffinata esposizione delle immagini, alla loro “discrezione” al loro “garbo”. Opere dunque delicate, arrendevoli alla dolcezza, alla pazienza e alla ricerca di lentezza e profondità nei rapporti interpersonali.

Con Daniele Galliano, il corpo, oggetto di desiderio e di espressione d’identità sessuale, è spesso isolato. L’energia carnale è presente e si affaccia come una porta aperta su un universo amoroso che trionfa sulla solitudine. Questa visione, che abbiamo già potuto rilevare in Leo Ragno e anche presente nel lavoro di Samantha Torrisi, è un filo conduttore in Daniele, e questo lo si nota nei suoi nudi dalle inquadrature cinematografiche e nelle sue rappresentazioni di una folla immersa nell’acqua.

Samantha Torrisi ci conduce in un universo più intimo, più riflessivo e meditativo. Abbiamo lasciato i piaceri della carne per pensare al posto dell’individuo nel mondo. Le sue tele silenziose ci introducono a una prospettiva positiva e piena di speranza. La nebbia stessa dei suoi dipinti moltiplica, all’interno dei suoi paesaggi, le letture e gli itinerari possibili. Il corpo dell’uomo immerso in ogni sua opera può diventare il luogo di un’Epifania, grazie al gioioso e genuino contatto con la natura che apre alla costruzione di nuovi futuri possibili.

La logica impone un’altra tappa in questo percorso espositivo con l’opera di Salvatore Alessi che ci spinge a lasciare fiorire dentro di noi il Sacro. Per questo si appropria dei fondi d’oro che per diversi secoli d’arte europea sono stati l’emblema del divino, incarnazione assoluta della luce e la materializzazione di uno spazio al di fuori del tempo umano. Salvatore è consapevole del caos del nostro tempo e l’intreccio dei suoi corpi raffigurati in un atto estatico, dipinti in un movimento verso l’alto traducono la sua riflessione e il suo bisogno di un ritorno al Sacro per ritrovare i valori smarriti.

Quanto a lei, Alessandra Maio non cerca di guidarci verso il bagliore e l’estasi del sacro, ma di ribaltare i diktat della perfezione che spesso la società ci impone e che vuole oltrepassare, in particolar modo per quanto concerne il corpo femminile. Alessandra ci invita ad accettare la bellezza delle irregolarità che possono mortificare la pelle, ma soprattutto i sentimenti di una donna se considerate imperfezioni e non unicità. E va oltre, associando ad ogni sua opera una frase poetica, ci porta a pensare che la pelle possa essere quasi un’estensione della mente capace di lavorare al suo fianco per farla (ri)fiorire prima che entri in gioco l’intelletto.

Così, in questi tempi per tanti aspetti avversi i sei artisti hanno espresso, ognuno con il proprio stile, ciò che nella vita ci spinge ad andare avanti a volte mettendo in risalto, a volte bypassando, una delle pulsioni più importanti quella associata all’eros, costitutiva del nostro essere, offrendoci strade alternative verso nuove forme di felicità.

Angela Ghezzi, Curatrice della mostra



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